Album foto: "Da Paris verso Kerguelen"

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Questa volta non seguo la solita strada, invece di partire in dicembre, la partenza viene fatto il 23 settembre 1974 e per una campagna estiva più lunga di quelle di prima, 6 mesi. Raggiungeremo un'altra nave, la Marion-Dufresne, entrata in servizio l'anno prima. Il suo porto abituale di partenza è Marsiglia, appartiene alla Compagnia delle Messageries Maritimes (MM) ed è noleggiata dall'amministrazione delle Terre Australi ed Antartiche Francesi (TAAF) per approvvigionare le basi scientifiche del sud dell'Oceano Indiano (Kerguelen, Crozet e Amsterdam) e fare della ricerca oceanografica. Siccome il canale di Suez è chiuso dal 1967, in seguito alla Guerra dei Sei Giorni, la nave deve passare dallo stretto di Gibilterra, circumnavigare l'Africa e superare il Capo di Buona Speranza per arrivare nell'Oceano Indiano. La ritroveremo nella Città del Capo, in Sudafrica. Proseguiremo poi il viaggio verso le Isole Kerguelen dove arriveremo il 5 ottobre 1974, dopo due brevi scali (isola Marion ed isole Crozet).

Il 23 settembre 1974, in viaggio per Kerguelen, primo scalo a Libreville: un aereo della compagnia Air Gabon.
Lasciamo Parigi, il lunedì 23 settembre 1974 verso le 10.30, in un DC8 della compagnia UTA. Facciamo uno primo scalo a Libreville, nel Gabon, verso le 17.15, ne ripartiamo un'ora dopo, con lo stesso aereo, in direzione di Johannesburg dove atterriamo verso le 23.45. Ripartiamo il 24 settembre, verso le 7.30, in un Boeing 727 della compagnia sudafricana SAA-SAL. Facciamo un breve scalo a Kimberley verso le 8.30 e arriviamo alla Città del Capo verso le 9.45. 
Lasciamo la Sudafrica, a bordo della Marion-Dufresne, il giovedì 26 settembre verso le 3 della mattina. Il lunedì 30 settembre, verso le 6 della mattina, facciamo un breve scalo nell'arcipelago del Principe Edoardo, per sbarcarvi due Sudafricani che raggiungono la loro base scientifica sull'isola Marion. Il mercoledì 2 ottobre facciamo un secondo scalo davanti all'isola della Possession (arcipelago Crozet) dove si trova una base scientifica francese. Arriviamo a Kerguelen di fronte alla Pointe Suzanne per scaricare del materiale di costruzione, il venerdì 4 ottobre. Sbarchiamo sulla base di Port-aux-Français il lunedì 7 ottobre. 
Lasceremo Kerguelen a bordo della Marion-Dufresne, il lunedì 17 marzo 1975 in serata e arriveremo alla Réunion la domenica 23 marzo, verso le 8.30. Ne ripartirò il mercoledì 26 marzo, verso le 20.45, in un Boeing 707 d'Air France che mi lascerà a Gibuti nella notte alle ore 1.20. Proseguirò lo stesso giorno, il 27 marzo verso le 7.15, con un DC6 d'Air Djibouti che mi sbarcherà verso le 9 ad Addis Abeba (Etiopia). Ne ripartirò il venerdì 28 marzo 1975, verso le 15.45, in un Boeing 707 d'Air France che atterrerà al Cairo verso le 18.30. Ripartirò dall'Egitto il lunedì 14 aprile 1975, verso le 13.45, in un Boeing 707 d'Air France che mi porterà dal Cairo a Parigi, Charles de Gaulle, dove arriverò verso le 18.30.
Nel porto della Città del Capo, faccio conoscenza con la Marion-Dufresne. Questa nave permette il rifornimento delle basi scientifiche di Crozet, di Kerguelen e dell'isola Amsterdam. Fa diverse rotazioni ogni anno. Fuori di queste rotazioni è usata in campagne di ricerca oceaniche per le quali è attrezzata con equipaggiamento specializzato. Ha una lunghezza totale di 112 metri e una larghezza di 18 metri. Può accogliere fino a 100 passeggeri ed il suo equipaggio si compone di 8 ufficiali e di 23 marinai. La sua stazza netta è di 3044 tonnellate(*) (sia un volume utile commercialmente di 8614 m3) e la massa massima che può trasportare è di 3722 tonnellate(*) (persone + carico). La sua velocità massima di crociera è di 15 nodi (sia 28 km/h circa). 
(*) la tonnellata di stazza è un'unità di volume (= 1,83 m3 o 100 piedi cubici) da non confondere con la tonnellata di peso che è uguale a 1000 kg.
Dalla piattaforma dell'elicottero, nella parte posteriore della nave, guardo la Montagna della Tavola (1100 m di altitudine, circa) sulla quale ci prepariamo ad andare con qualche collega.
Siamo alla partenza della teleferica che ci permetterà di salire in cima di questa montagna tabulare. La stazione di partenza è a 356 metri di altitudine e quella di arrivo a 1067 metri di quota. La lunghezza del cavo di sostegno è di 1220 metri. La cabina può trasportare 23 persone e si sposta alla velocità di 4,2 metri al secondo. La teleferica è stato messa in servizio in ottobre 1929.
Dalla cabina della teleferica, abbiamo una vista panoramica sulla Città del Capo e sul porto.
Guardando verso la cima, vediamo il cavo di sostegno della teleferica sparire nelle nuvole che nascondono la stazione di arrivo.
La Montagna della Tavola è un monumento nazionale dove la flora e la fauna sono interamente protette. 
Dalla cima della montagna godiamo di un panorama stupendo.
Sul fianco della montagna vediamo le nuvole formarsi con una velocità vertiginosa.
La Città del Capo, vista dalla stazione inferiore della teleferica.
Di ritorno in città, mandiamo un ultimo sguardo alla Montagna della Tavola sulla quale le nuvole che nascondono la cima sono colorate di rosa dai raggi del sole al tramonto. 
Domani ci sarà la partenza!
Nel porto, vediamo la poppa della Marion-Dufresne specialmente attrezzata per le operazioni nelle campagne di ricerca oceanografiche: misurazioni varie con delle sonde, carotaggi e prelievi diversi.
Il 26 settembre 1974, abbiamo lasciato la Città del Capo da qualche ora e dei marinai si approfittano del bel tempo per dare una mano di vernice ad una gru.
Un albatros accompagna la nave.
Il 30 settembre facciamo un breve scalo davanti all'isola Marion, nel arcipelago del Principe Edoardo, per sbarcare due sudafricani che vanno a raggiungere la loro base scientifica. Una squadra di 13 persone lavora su questa piccola isola (20 km su 12 km circa). Non avremo la possibilità di scendere a terra.
Il 2 ottobre facciamo un secondo scalo davanti all'isola della Possession (arcipelago Crozet) dove si trova la base scientifica francese Alfred Faure (30 persone vi lavorano durante l'inverno). Sono fortunato di poter sbarcare brevemente con qualche compagno. L'elicottero ci lascia sulla base, costruita su un altopiano che domina il mare a 140 metri d'altitudine e dobbiamo scendere a piedi fino al pontile di sbarco dove una vedetta ci recupererà e ci riporterà a bordo.
Scendiamo la stradina che costeggia la teleferica usata per portare sulla base i materiali pesanti sbarcati al pontile usando dei pontoni rimorchiati dalle vedette. Nel fondo della valle c'è una colonia di centinaia di migliaia di pinguini reali.
Sulla spiaggia, avvistiamo i pinguini reali adulti di colore chiaro se sono girati verso di noi o scuro se ci voltano le spalle, i giovani sono di colore bruno uniforme.
In riva al mare, dei pinguini reali adulti. Al primo piano, l'uccello bianco è un chionis (chionis minor crozettensis).
Faccia a faccia tra un membro della squadra del CNES (primo piano), un membro del GRI (Pierre de Château-Thierry, detto Patou), di una parte e un gruppo di giovani pinguini reali. Questi ultimi sono già grandini e certamente vicini alla muta. Alcuni chionis sono sparsi in mezzo ai pinguini.
Al primo piano, un elefante marino di belle dimensioni, un "pascià" come li chiamano lì, fa sentire il suo grido di avvertimento (visibile dal vapore che esce dalla sua bocca nel fresco mattinale) per dissuaderci dall'avvicinarsi.
Lasciamo l'isola della Possession poche ore dopo il nostro arrivo, nel frattempo, della posta, dei viveri, del materiale saranno stati sbarcati e delle persone imbarcate o sbarcate… Non lo so esattamente, perché eravamo troppo presi da questo primo contatto con un'isola delle TAAF per prestare attenzione agli scambi tra la nave e la base Alfred Faure.

 

 

 

 

 

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