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foto: "Fine di soggiorno"
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Stiamo
arrivando agli ultimi giorni del mio soggiorno sulla base Dumont d'Urville.
Siccome eravamo tutti molto impegnati durante la campagna d'estate, questi
ultimi due mesi sono passati molto in fretta. Tra i diversi lavori di questa
campagna, abbiamo fatto delle misurazioni per controllare le caratteristiche
dell'antenna girevole del "riomètre". Questo mi ha permesso di fare
tre ore in elicottero con un trasmettitore improvvisato sul posto. Per fare
passare il cavo dell'antenna, si era dovuto lasciare aperto uno sportellino nel
pavimento proprio sotto i miei piedi. Queste tre ore furono molto fredde! Quando
funzionava, il trasmettitore perturbava la radio dell'elicottero, dovevo dunque
spegnerlo per permettere alle persone al suolo di guidare il velivolo sulla
traiettoria giusta (si usava un teodolite), un'altra persona mi dava l'ordine di
riavviare il trasmettitore quando l'elicottero passavo nel campo di un altro
teodolite. Ad un certo momento ci fu una domanda che non dimenticherò mai. Il
responsabile dell'operazione mi chiese: "Guy, potresti avviare il
trasmettitore qualche secondo prima di riceverne l'ordine?". Ho dovuto
rispondere di "no". Ho capito, allora, che il mio capo cominciava ad
essere un po' stanco…
Per
chiarire i commenti delle foto di sotto, la 17a spedizione (la mia)
è chiamata TA17 (cioè Terra Adelia 17), la 18a è chiamata TA18. Il "Groupe de Recherche Ionosphérique"
(Gruppo di Ricerca Ionosferica), laboratorio francese, responsabile della strumentazione e delle squadre
Iono, è chiamato GRI
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Jean Heuzey (Meteo, TA17) fa uno dei
suoi ultimi rilevamento dei parametri meteorologici. Al contrario di molti
tra di noi, si è lasciato crescere i capelli che sono diventati tanto
lunghi che non ha bisogna di un cappello per uscire nel freddo. |
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Una partita di scacchi, alla luce
delle candele, tra Jean-Claude Lancelot (Sismo, TA17), a sinistra, e
Jacques Lavergnat (Iono, TA17), a destra. Durante l'inverno si giocava a
scacchi anche contro altre basi polari. Una partita poteva durare molto a
lungo, si faceva al massimo una mossa al giorno. I Sovietici erano molto
bravi, ma una volta siamo riusciti a fare credere loro che avevamo vinto!
Siccome c'erano diverse basi sovietiche ci siamo accontentati di fare
giocare una base contro un'altra, inoltrando le mosse che ci trasmettevano. |
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Io, appoggiato su di un barile di
vino australiano. Il vino australiano era quello di consumo ordinario. Per
le feste si facceva uscire le bottiglie di vino francese che, a volta, era meno
buone del vino di ogni giorno perché aveva sofferto il caldo durante le
lunghe settimane di viaggio nei mari tropicali. |
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Il ritorno della squadra Iono,
dopo una giornata di lavoro. Per ordine di arrivo: Robert Varese (Iono,
TA18); Bernard Counit (Iono, TA17); poi, camicia rossa a sinistra: Lucien Leroy
(Iono, TA18); camicia rossa a destra: Bernard Morlet, responsabile Iono
campagna d'estate (GRI); di dietro nel mezzo: Michel Deslignes, meccanico
(GRI). |
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C'è un po' di verde anche nel
soggiorno dell'edificio "Vita comune" (adesso, questo edificio è piuttosto
chiamato "Soggiorno"). Dietro c'è il bar e
sulla destra la sale di ristorante. La sala di ristorante serve anche di sala
di cinema. Avevamo pochi film che conoscevamo a mente alla fine
dell'inverno. |
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Il "salotto" (sala di
riposo e biblioteca) si trova sulla sinistra del bar. C'è, dietro lo
scaffale di sinistra, una piccola stanza dove ci sono i dischi e il
fonografo. |
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Hubert Touzel (responsabile
centrale elettrica, TA17), occupa un momento di riposo andando a pescare,
comodamente installato nella parete rocciosa, una lattina di birra a
portata di mano. |
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Una "grotta" tra la punta
nord dell'isola dei Pétrels ed uno isolotto roccioso. Sono uniti da uno strato
di ghiaccio di diversi metri di spessore. E' accessibile solo d'inverno
quando il mare è gelato. |
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L'isola del "Lion" (leone).
Uno spettacolo che non si può più vedere da parecchi anni. Questa isola
è stata rasata a pochi metri sopra il livelli del mare. La pietra
recuperata è servita insieme a quella di altri isolotti per riempire lo
spazio tra questi isolotti. Ciò ha permesso di costruire una pista d'atterraggio
per aerei, di 1100 metri di lunghezza. Però questa pista non è mai stata
completata (mancava solo il rivestimento finale) ed è stata rovinata
dalle tempeste. La ragione: dopo avere accordato il permesso e il
finanziamento, lo stato francese, seguendo l'avviso di movimenti
ecologisti, ha abbandonato il progetto. Adesso l'isola è utilizzata come
imbarcadero per la nave. Se ci avessero pensato prima, secondo me,
avrebbero potuto risparmiare tutto il denaro e il lavoro spesi per niente e
preservare questo paesaggio. |
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E' la fine dell'estate. Abbiamo di nuovo qualche ore di notte. I pulcini
di Adelia stanno finendo di mutare le penne. Guardando il chiaro di
luna, mi sento un po' triste all'idea di lasciare questa isola dove sono
vissuto uno anno e che forse non rivedrò più. Non sapevo ancora che sarei
stato assunto dal GRI al mio ritorno in Francia e che sarei tornato undici
volte sulla base Dumont d'Urville, ma solo durante l'estate per periodi da uno a tre mesi, mai più in inverno.
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Siamo imbarcati sul Thala Dan, il
27 febbraio. La nave è salpata il giorno dopo e abbiamo visto, con una lacrima negli occhi, sparire a poco a poco l'isola dei Pétrels e
il suo ambiente così duro ma così avvincente. All'inizio della
traversata, essendo il mare molto mosso, non ho lasciato spesso la mia
cuccetta. Poi dopo qualche giorno mi sono abituato. |
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Siamo arrivati a Hobart, in
Tasmania, nella mattinata del 5 marzo 1968. Abbiamo recuperato i nostri
passaporti, che avevamo mandati all'Agente Consolare di Francia a Hobart,
usando la prima rotazione del Thala Dan. Sono rivestiti di tutti i visti indispensabili per il viaggio di ritorno che abbiamo progettato di fare, André
Santu (Magne, TA17) ed io. Poi abbiamo fatto acquisti di
cose
necessari al nostro viaggio (medicina contro la malaria, sacco a
pelo, zaino, ecc.). Abbiamo fatto, anche, una scappata sul Monte Wellington
(1270 m).che ci ha permessi di avere una bellissima vista sulla città di Hobart e
i suoi
dintorni. Alla sera siamo andati ad una ricezione dell'Alleanza Francese di
Hobart. Dopo un'ultima notte a bordo della nave e dopo le formalità di
dogana, la mattina successiva, stiamo salutando i nostri compagni di
viaggio. Useremmo il nostro ultimo giorno, prima di prendere l'aereo, per
visitare le antiche carceri di Port Arthur e vedere, a Richmond, il più
vecchio ponte d'Australia, costruito dai prigionieri nel 1823. Bisogna
ricordarsi che l'Australia è stato usata, all'inizio, per mandarci le
persone condannate alla detenzione. E le più antiche famiglie australiane
sono le discendenti di questi condannati alla galera. |
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